...questo blog dovrebbe recensire qualche album musicale che reputo valido e degno di nota, ed in parte lo fa. Ma in parte è anche semplicemente uno spazio dove esprimere qualcosa che mi preme comunicare...
"Le masse devono capire che ormai attraverso i media non sono più consumatrici, ma consumate, consunte"
Carmelo Bene

9 giugno 2010

CONSIDERAZIONI CORSO

Che dire su questo corso.. finalmente non è la stessa acqua che passa sotto i ponti.

 Io sono dell'idea che fare il professore universitario sia un lavoro molto bello perchè  dà ampia libertà su come impostare il proprio lavoro, il proprio modo di insegnare e di trasmettere conoscenze agli studenti. Permette di esercitare una vera e propria attività formativa, di stimolare le menti di chi ascolta la lezione e quindi di intervenire attivamente, e con un ruolo di primaria importanza, nella formazione professionale degli studenti. Offre insomma la possibilità di lasciare un segno, una traccia, che rimarrà negli studenti ed inevitabilmente si manifesterà sia durante il loro percorso formativo sia durante la loro vita professionale, lavorativa... tutto questo è vero quando si ha a che fare con professori che svolgono volentieri e con passione il loro lavoro, e che si sentono partecipi, anzi protagonisti, di quella che è una vera e propria missione: la formazione, appunto.

Questo corso, l'unico per il quale non è richiesto leggere nemmeno una pagina di libro (nè tanto meno comprarne uno) sicuramente è uno di quelli che rimarrà dentro di noi, che ha lasciato una traccia, un'impronta, non solo sul piano dei contenuti (compressi in questi 3 CFU che sono come una camicia di forza), ma soprattutto per il fatto che  ha trasmesso un modo di relazionarsi al mondo diverso da quello che ci siamo sempre sentiti raccontare...
e questo ha creato in qualche modo una bellissima cicatrice che ha forse un po' cambiato i nostri occhi, e che rimarrà  sempre ad ornare i nostri animi.

8 giugno 2010

I Medici di Bush studiavano le torture (da Repubblica.it)

"NEW YORK - L'ultimo regalo dell'amministrazione di George W.Bush a Barack Obama è un'accusa che rimanda alla Germania nazista: i prigionieri usati come cavie umane. Il Nobel per la Pace ora dovrà sopportare anche questo. Vero è che il suo governo, con il ministro della Giustizia Eric Holder in testa, ha avviato un'inchiesta su quegli interrogatori speciali ai terroristi voluti dell'ex capo del Pentagono Donald Rumsfeld e dall'ex vicepresidente Dick Cheney. Ma l'accusa di Medici per i Diritti Umani rischia di riaprire quella pagina che il presidente, ribadendo più volte appoggio e fiducia alla Cia, ha cercato di non riaprire. E proprio mentre un'altra inchiesta rivela gli sprechi del carcere di Guantanamo che lui ha inutilmente promesso di chiudere: due miliardi di dollari.
Per la verità la presenza di personale medico durante quegli interrogatori terribili era stata resa già nota da un rapporto targato Croce Rossa dello scorso anno. I medici dovevano assicurarsi che tecniche come il warterboarding, cioè l'affogamento simulato, la deprivazione del sonno e così via non oltrepassassero i limiti autoimposti dal governo che avrebbero protetto le spie dall'accusa di torture. Ma proprio nel momento in cui i medici prendevano nota delle tecniche di interrogatorio  i pazienti sarebbero diventati "cavie". Le tecniche infatti furono modificate proprio grazie a queste osservazioni. L'acqua fu sostituita da una soluzione salina per scongiurare il rischio di polmonite o iponatriemia, cioè una riduzione di sodio che può portare alla morte.
 
L'osservazione dei medici portò a introdurre un lettino speciale dove l'interrogato (o il torturato?) potesse essere trasportato in caso di soffocamento. E sempre grazie all'osservazione medica i detenuti vennero sottoposti a diete liquide per evitare che potessero soffocare nel loro stesso vomito.
 
Al "New York Times" che ha rivelato la denuncia il portavoce della Cia Paul Gimigliano smentisce le accuse: il rapporto non è corretto e il governo ha già passato al microscopio l'intero programma di detenzione. Ma Jonathan D.Moreno, professore di etica all'università di Pennsylvania, non è d'accordo: non c'è alcun intento terapeutico nella raccolta di questi dati, non si può usare la gente come fosse un laboratorio.
 
Le nuove accuse arrivano mentre un'inchiesta del "Washington Post" rivela anche gli sprechi economici nella prigione del terrore. Quando il governo di Bush decise di trasformare quell'avamposto dimenticato nei Carabi, più di 500 milioni furono spesi in ristrutturazione, dal campo da volley allo Starbuks. E compresi i costi di mantenimento di 150 milioni all'anno (il doppio di una normale prigione Usa) la bolletta del contribuente sale oggi a 2 miliardi di dollari.

Sprechi stellari. Come quelli, stavolta addebitabili anche all'amministrazione Obama, che saltano fuori in Afghanistan. Decine di milioni di dollari spesi per pagare compagnie private per scortare i beni della Nato. E quelle compagnie, spesso legate a funzionari afgani, che spendevano invece soldi per pagare le mazzette ai Taliban." 


30 maggio 2010

...a proposito di Open Educational Resources

in vista della preparazione dell'esame di Istologia, a proposito di contenuti online e della possibilità di apprendere  intraprendendo una strada personale e trovando da soli, online, le risorse di cui abbiamo bisogno, consiglio questo sito in cui mi sono imbattuto, e che risulta essere molto comodo e completo...insomma fatto bene:
http://www.embryology.ch/indexen.html
è davvero ricco di risorse, animazioni, immagine, e pure qualche video in 3D (ripiegamento del cuore e dell'intestino) tutte cose molto utili e che possono aiutare a capire meglio superando i limiti della carta stampata...
vado un po' di fretta quindi chiudo qui, mi raccomando fateci un salto!

18 aprile 2010

Assignment 4: qualche riflessione sull'educazione

Il nostro sistema educativo, per come è impostato, lascia poco spazio all'interesse personale e tende piuttosto ad appiattire gli studenti, che si trovano spesso in un rapporto di rivalità nei confronti dell'Educazione, cosa che di per sè è assurda. L'educazione dovrebbe essere un'occasione per conoscere meglio se stessi e le proprie potenzialità, i propri interessi, le proprie capacità e per investire e potenziare questi aspetti della propria persona, al fine di una crescita e di una maturazione complessiva. E' pazzesco che la rivalità studente-scuola venga ormai data per scontata, sia diventata uno stereotipo, tanto che è raro trovare qualcuno che vada a scuola volentieri. A pensarci bene questo è davvero qualcosa di assurdo: la scuola, e la formazione che ne dovrebbe conseguire, dovrebbero essere percepite come un'occasione irrinunciabile di crescita e di sviluppo personale. Sarebbe quindi sano partire da questa insofferenza e non catalogarla semplicemente come "poca voglia di studiare" da parte degli studenti, ma come un sintomo di quanto il sistema educativo sia ormai anacronistico e obsoleto. La sfida di una vera Riforma dell'istruzione dovrebbe essere quella di creare una scuola che piaccia ai suoi utilizzatori finali, ovvero gli studenti che la frequentano. Non è certo pensabile un sistema educativo che proponga contenuti che riflettono le preferenze di tutte e riscuotono l'interesse di tutti: ciò è impensabile, e per fortuna, in quanto è una riprova della diversità individuale che ci distingue e ci identifica. Ciò che dovrebbe essere gradito al maggior numero di studenti possibile deve essere il metodo di insegnamento, un metodo che ammazzi - come quello attuale- gli interessi personali dei singoli, ma che aiuti tutti a trovare la propria strada. Sempre più studenti arrivano alla maturità e dopo trovano il vuoto, nessuna aspirazione, nessun interesse che li guidi verso il loro futuro. Ciò, quando accade, è il più grande fallimento della scuola media superiore che dovrebbe completare il processo di maturazione dei singoli per quanto riguarda non solo la conoscenza nozionistica delle materie del "terribile" esame di maturità, ma di se stessi e delle proprie aspirazioni. E' quindi l'ora di cominciare a pensare ad un nuovo metodo di insegnamento, una Riforma non solo del sistema educativo, ma del concetto stesso di educazione. E' davvero interessate pensare come questa sorta di esperimento educativo quale è la blog-classe potrebbe essere forse un primo mattone, un primo piccolo passo verso una vera e propria rivoluzione dell'educazione. Gli strumenti ci sono (internet è uno di questi) e ci saranno sempre in più larga misura, e forse non è da illusi pensare ad un futuro nel quale l'educazione non sarà limitata ai banchi di scuola, ai libri e ai compitini in classe.

7 aprile 2010

brevi riflessioni su ciò che chiamiamo progresso e su ciò che chiamiamo felicità

Occorre fermarsi, ogni tanto, e guardarsi attorno per vedere dove ci ha portato il cosiddetto "progresso". Si, è vero, la scienza produce di anno in anno sensazionali scoperte ed invenzioni ad un ritmo che ha un andamento, per citare il Prof. Formiconi, "esponenziale" e ci ha portato ad un livello di benessere (con il "ci" intendo il mondo che fa parte dei paesi con maggior ricchezza) mai visto prima d'ora. Sempre più malattie sono sconfitte dalla Medicina, si fa sempre più luce -siamo ancora agli inizi - sugli intricati meccanismi chimico-fisici che stanno alla base del funzionamento del nostro cervello, l'elettronica compie passi da gigante, la ricerca in campo energetico condurrà- si spera- a soluzioni sempre più ecocompatibili... ma fermiamoci un attimo, riprendiamoci un pezzettino di tutto quel tempo che ci viene  sottratto attimo per attimo, e pensiamo: le nostre vite sono felici? lo possono essere?
 Passiamo le nostre esistenze ad affannarci nell'arrivismo dominante nel nostro modello sociale, lo studio "matto e disperatissimo", poi il lavoro, stancante e, salvo rare eccezioni, per nulla gratificante, metodico, ripetitivo, piatto... vediamo il pensionamento come l'obiettivo da raggiungere, ma da pensionati ci sentiamo soli e abbandonati, spesso depressi, non abbiamo con chi parlare, sentiamo la morte che incombe, e ci sembra di aver buttato il tempo che ci era stato dato, viviamo nei rimpianti di una vita vissuta nell'inseguire qualcosa che in realtà non ci interessava, tutto ciò per cui abbiamo faticato, tutti gli ostacoli che abbiamo superato, tutto ciò che abbiamo fatto ci sembra vano, effimero, insignificante. Ed infine ci spegnamo. Abbiamo fatto il nostro dovere, abbiamo corso, consumato, prodotto, consumato, prodotto: ci hanno strappato ciò che avevamo di più caro (in quanto finito): il nostro tempo. In cambio ci hanno riempito di soldi, pezzi di carta che abbiamo prontamente barattato per "cose" altrettanto inutili ed insignificanti. Ci hanno illuso che fossero il massimo che potevamo desiderare: una bella casa (magari con piscina), un auto potente, l'ultimo televisore LCD, la barca, il viaggio alle maldive...ma alla fine ci guardiamo indietro e ci rendiamo conto che tutto ciò per cui abbiamo lottato, sudato, tutto ciò per cui ci siamo impegnati, tutto il tempo che abbiamo impiegato è stato vano, inutile. E ora non lo abbiamo più, e nessuno, nemmeno i soldi, potranno mai rendercelo. La società attuale ci prospetta questo folle ed estenuante balletto come unica prospettiva di vita: ma la felicità umana, quella vera, profonda, è compatibile con tutto ciò. Bè, sicuramente no. Certo possiamo ritagliarci dei piccoli spazi nei quali siamo realmente felici, e non importa certo citarli, ma ha davvero senso una vita di questo genere, nella quale la felicità sia relegata a quei piccoli sprazzi di essa che ci "possiamo concedere"? Non avrebbe più senso ridisegnare le nostre esistenze all'insegna di una felicità profonda, dando il giusto peso alle cose, limitando gli "affanni materiali", riconciliandoci con la nostra natura e con la Natura. Perchè l'uomo si è distaccato così tanto dal suo stato di natura? è uno degli effetti collaterali del "progresso", o forse uno stato di sviluppo tecnologico è compatibile anche con una vita che sia davvero vita? ma soprattutto possiamo definire davvero progresso quello che ci ha portato allo stato attuale di cose e che ha reso quelle che sono le nostre brevi esistenze?

impressioni di getto sulla primissima parte dell'articolo...

leggevo l'articolo del prof (lo so, sono in ritardo...) e non ho potuto far altro che interrompermi a pensare..poi mi sono detto: "anzichè pensare e basta posso scrivere quello che penso e condividerlo" e quindi procedo:

Mi ha davvero colpito il passo dell'articolo in cui si parla dell'atomizzazione delle società, e di come questo ci abbia reso e ci stia rendendo sempre più incapaci di comunicare. L'incomunicabilità ci avvolge e mi rendo conto che sta avvolgendo anche me, sempre di più. Abbiamo davvero perso la capacità di relazionarci con le cose vive, con la natura, con gli altri. La cosa più allarmante è che non ce ne stiamo rendendo conto. Le persone sembrano essere circondate da una campana di vetro, impermeabile ad ogni tipo di messaggio sia in uscita che in entrata... E' come se venissero livellate internamente, appiattite, rese apatiche. Questo fenomeno non solo ci circonda ma, purtroppo, ci riguarda tutti, sebbene in misura diversa. Contro questo dobbiamo in qualche modo reagire, finchè siamo in tempo, finchè ce ne rendiamo conto. Anche riguardo la questione della trasmissione della conoscenza: è vero prima i genitori avevano qualcosa da trasmettere, un bagaglio culturale fatto di esperienze vissute, di sensazioni, di emozioni e ne capivano l'importanza a tal punto che non potevano fare a meno di condividerlo con chi avevano di più caro, i loro discendenti, così che quell'insieme di informazioni non andasse perduto per sempre. E' purtroppo tristemente vero che oggi invece la maggior parte dei genitori non ha- o meglio, non trova - il tempo per crescere e formare i propri figli. E questa forma di disinteresse, questo atteggiamento passivo che si esplica anche nell'attitudine di voler declinare totalmente a terzi l'educazione dei propri figli, è forse parte di questo appiattimento di massa. Siamo una società a cui sono state messe delle catene invisibili al fine di renderci schiavi-consumatori "felici" (sulla felicità devo ricordarmi di scrivere qualcosa nei prossimi giorni..): sono le catene dell'opulenza, del superfluo, dell'eccesso, che ci rendono così sfrenatamente attaccati a ciò che è materiale (e quindi effimero) affogando il nostro spirito in un mare di prodotti.

Ecco che però, forse, oggi potrebbe essersi aperta una finestra che getti un po' di luce sulla nostra ormai triste realtà. Perchè forse è vero, forse ci si può credere: con questa rete globale che è internet, così comoda e così intuitiva (e quindi così perfettamente compatibile con la nostra pigrizia mentale- e fisica), potrebbe cominciare una nuova era di "rinascita", per così dire. Siamo forse agli albori di un'era nella quale potremmo riacquistare, proprio tramite internet, quella capacità di comunicare che ci è stata tolta.
 La rete offre gli strumenti più svariati di comunicazione, che potenziano ed amplificano le nostre capacità comunicative, ormai assopite nella maggior parte delle persone; questi strumenti potrebbero dare nuova vita al nostro potere di esprimere e condividere esperienze, di legarsi con altre persone o gruppi di persone nei modi più svariati e negli ambiti più disparati... il Web (2.0) ci offre la possibilità di aiutarci l'un l'altro, di confortarci e di confrontarci, di condividere con gli altri ciò che possediamo (interiormente) per accrescerci collettivamente. Il tutto su scala globale. Le potenzialità sono quindi infinite, ma vanno sapute sfruttare al meglio. Forse internet, quest'entità virtuale che sembra così effimera e volatile, ci cambierà interiormente, ridisegnerà il nostro modo di relazionarsi... chissà, forse ci renderà nuovamente in grado di parlare con le cose vive, e finalmente ci rinsegnerà ad ascoltare la Natura, che, imperterrita, non ha mai smesso di parlarci, oltre i grigiori della città e l'assordante rumore del traffico quotidiano...

tutto quanto è scritto di getto e non ho voglia di rileggerlo quindi spero che sia comprensibile e senza troppi errori... magari domani lo risistemo...

18 marzo 2010

la setta degli insonni...

una riflessione interessante sull'insonnia presa da uno dei film che preferisco in assoluto, e che consiglio a TUTTI di vedere, "Le Conseguenze Dell'Amore" di Sorrentino... un film davvero profondo e toccante, magnifica la fotografia... presto posterò qualche altra perla presa da questo capolavoro...


17 marzo 2010

davanti alla legge...

oggi volevo rendervi partecipi di un pezzo tratto dal libro "Il Processo" di Kafka, che mi ha colpito come poche altre pagine di letteratura hanno saputo fare...spero lo conosciate di già, comunque sia lo posto. Fate pure le vostre considerazioni, se ne avete sono ben accette. io farò le mie, non appena mi sembrerà di avere qualcosa di interessante da dire a riguardo...

"Davanti alla legge sta un guardiano. Un uomo di campagna viene da questo guardiano e gli chiede il permesso di accedere alla legge. Ma il guardiano gli risponde che per il momento non glielo può consentire. L’uomo dopo aver riflettuto chiede se più tardi gli sarà possibile. «Può darsi,» dice il guardiano, «ma adesso no.» Poiché la porta di ingresso alla legge è aperta come sempre e il guardiano si scosta un po’, l’uomo si china per dare, dalla porta, un’occhiata nell’interno.


Il guardiano, vedendolo, si mette a ridere, poi dice: «Se ti attira tanto, prova a entrare ad onta del mio divieto. Ma bada: io sono potente. E sono solo l’ultimo dei guardiani. All’ingresso di ogni sala stanno dei guardiani, uno più potente dell’altro. Già la vista del terzo riesce insopportabile anche a me.»
L’uomo di campagna non si aspettava tali difficoltà; la legge, nel suo pensiero, dovrebbe esser sempre accessibile a tutti; ma ora, osservando più attentamente il guardiano chiuso nella sua pelliccia, il suo gran naso a becco, la lunga e sottile barba nera all’uso tartaro decide che gli conviene attendere finché otterrà il permesso. Il guardiano gli dà uno sgabello e lo fa sedere a lato della porta.
Giorni e anni rimane seduto lì. Diverse volte tenta di esser lasciato entrare, e stanca il guardiano con le sue preghiere. Il guardiano sovente lo sottopone a brevi interrogatori, gli chiede della sua patria e di molte altre cose, ma sono domande fatte con distacco, alla maniera dei gran signori, e alla fine conclude sempre dicendogli che non può consentirgli l’ingresso. L’uomo, che si è messo in viaggio ben equipaggiato, dà fondo ad ogni suo avere, per quanto prezioso possa essere, pur di corrompere il guardiano, e questi accetta bensì ogni cosa, pero gli dice: «Lo accetto solo perché tu non creda di aver trascurato qualcosa.»
Durante tutti quegli anni l’uomo osserva il guardiano quasi incessantemente; dimentica che ve ne sono degli altri, quel primo gli appare l’unico ostacolo al suo accesso alla legge. Impreca alla propria sfortuna, nei primi anni senza riguardi e a voce alta, poi, man mano che invecchia, limitandosi a borbottare tra sé. Rimbambisce, e poiché, studiando per tanti anni il guardiano, ha individuato anche una pulce nel collo della sua pelliccia, prega anche la pulce di intercedere presso il guardiano perché cambi idea.
Alla fine gli s’affievolisce il lume degli occhi, e non sa se è perché tutto gli si fa buio intorno, o se siano i suoi occhi a tradirlo. Ma ora, nella tenebra, avverte un bagliore che scaturisce inestinguibile dalla porta della legge. Non gli rimane più molto da vivere.
Prima della morte tutte le nozioni raccolte in quel lungo tempo gli si concentrano nel capo in una domanda che non ha mai posta al guardiano; e gli fa cenno, poiché la rigidità che vince il suo corpo non gli permette più di alzarsi. Il guardiano deve abbassarsi grandemente fino a lui, dato che la differenza delle stature si è modificata a svantaggio dell’uomo. «Che cosa vuoi sapere ancora?» domanda il guardiano, «sei proprio insaziabile.»
«Tutti si sforzano di arrivare alla legge,» dice l’uomo, «e come mai allora nessuno in tanti anni, all’infuori di me, ha chiesto di entrare?»
Il guardiano si accorge che l’uomo è agli estremi e, per raggiungere il suo udito che già si spegne, gli urla: «Nessun altro poteva ottenere di entrare da questa porta, a te solo era riservato l’ingresso. E adesso vado e la chiudo."

15 marzo 2010

The Field - From Here We Go Sublime

Artista: The Field                                            
Titolo Album: From Here We Go Sublime
Anno: 2007
Label: Kompakt
Giudizio complessivo della critica: 9/10

Il primo disco di cui vi voglio parlare è "From Here We Go Sublime" di The Field, pseudonimo di Axel Willner, musicista nato nel sud della Svezia, poi trasferitosi nella capitale. Questo è il suo album di debutto, ma è finito per diventare l'album più acclamato dell'anno (2007) secondo Metacritic (che fa il bilancio delle voci di quattordici riviste specializzate nel settore). Ed effettivamente, fin dal primo ascolto, ci rendiamo conto che non ci troviamo di fronte a qualcosa di consuetudinario, non è il solito disco di musica elettronica: il magnifico lavoro di The Field riesce a trasportarci in una dimensione onirica, in viaggio per i gelidi territori scandinavi, momentaneamente alienati dal mondo, da ciò che circonda, dalle nostre preoccupazioni.



E subito colpisce una cosa, ovvero che la chiave di tutto è la ripetizione. Questa ha un effetto ipnotizzante sull'ascoltatore, lo costringe a concentrarsi sui dettagli, a percepire anche i cambiamenti più piccoli, a focalizzarsi sull'essenza del brano tramite una sovraesposizione di questi particolari: la musica diventa una scultura più che un percorso. Axel Willner ha un potente strumento nelle sue mani, e lo utilizza con una grandissima maestria, tanto che nessuna traccia scade mai nella noia. Piccoli ma significativi loop sono ripetuti all'infinito, e ci proiettano all'infinito. Pezzi come "Everyday" sembrano elevare il nostro spirito, inducendo in noi un profondo stato di pace e di armonia, portandoci momentaneamente (forse illusoriamente?) al di là dei  nostri turbamenti attuali, di ciò che scalfisce la nostra serenità... Questa musica ci distacca dai nostri problemi, ce li mostra da una certa distanza, ma non li minimizza.


(il video fa schifo ma non c'era altro per farvi sentire la canzone...)

Questo è un disco davvero interessante e consiglio a tutti, anche a coloro che di solito non frequentano questo genere ( e che saranno la stragrande maggioranza), di provare ad ascoltarlo, a lasciarsi trasportare dalle note ripetute, dalle melodie incantate e dalle atmosfere evocate dalla musica di The Field...
Tracklist: The Field – From Here We Go Sublime
1. Over the Ice
2. A Paw in My Face
3. God Things End
4. The Little Heart Beats So Fast
5. Everyday
6. Silent
7. The Deal
8. Sun & Ice
9. Mobilia
10. From Here We Go Sublime

8 marzo 2010

è importante dare da mangiare ai pesci

in fondo alla pagina ci sono dei pesci che hanno bisogno di essere nutriti. chiunque volesse farlo deve semplicemente cliccare sull'acqua